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mercoledì, 4 Dicembre, 2024

Quella “quercia” di Rocco Buccico nel libro “Da Ruoti a Monticchio”di Giovanni M. Tramutoli

Nel titolo “Da Ruoti a Monticchio” l’intero itinerario e percorso del protagonista Rocco Buccico narrato dall’autore Giovanni Tramutoli (Pisani Teodosio edizioni) che presenta, nelle 112 pagine avvolte da una copertina che ritrae, sullo sfondo verde, due amici in barca ai laghi di Monticchio: Rocco Buccico e il pittore Francesco Paolo Michetti, e all’interno numerose foto, tra ritratti e documenti, che lo impreziosiscono. 
Tra i numerosi personaggi illustri, protagonisti che hanno contribuito a “fare gli italiani” a partire dal miglioramento delle condizioni di vita socio-economica nella Basilicata post-unitaria, figura Rocco Buccico, nato a Ruoti il 9 gennaio del 1855. A lui dobbiamo quelle “eccellenze enogastronomiche, che oggi vantiamo in Basilicata e provenienti da una zona votata alla silvicoltura ed alla viticoltura quale quella del Vulture”. E’ quanto si legge nella Premessa a cura dell’autore che nella narrazione accompagna il lettore alla scoperta di un uomo incredibile facendo iniziare il percorso nell’anno della nascita del suo protagonista e come in seguito – attraverso una lettura attenta ed approfondita di numerosi documenti e ricerca – sia approdato a ruoli ead attività di prestigio: Direttore tecnico della tenuta forestale di Monticchio, innovatore imprenditore agricolo, amico e consigliere di importanti personalità del tempo, tra cui Francesco Saverio Nitti, Giustino Fortunato ed Emanuele Gianturco.

Una narrazione scorrevole e accattivante che partendo dal protagonista si intreccia nella storia più ampia di quegli anni fatta di personaggi di rilievo, di “ascolto” della gente del posto tra Atella, Rionero e l’intero Vulture ed intrisa di situazioni complesse, e di comunità alle prese con un quotidiano faticoso, povero e da ricostruire, “Buccico non era uomo da perdersi d’animo e subito incominciò a conoscere in prima persona il territorio percorrendolo in lungo ed in largo” scrive l’autore riferendosi alle pagine del Demanio di Monticchio. Uno degli esempi questo che testimonia “la sua non comune preparazione e disponibilità”. Tratti di una personalità che hanno avuto un ruolo di protagonista nel cambiamento di un territoriochiaramente sottolineato nella presentazione a cura di Emilio Nicola Buccico (orgoglioso come tutta la famiglia de “lo zio”) che scrive: “La competenza professionale e la straordinaria trasformazione del territorio nel quale operò, le opere realizzate con una vera e propria resurrezione di Monticchio ed il riconoscimento per la qualità dei prodotti (si pensi solo all’Expo di Milano del 1906) ritagliano un vero e proprio innovatore e costruttore di benessere nel segno della civiltà e del progresso”.

Nelle pagine si legge l’umanità e lo spessore morale di un uomo capace di relazioni autentiche e di solide amicizie. Uomo saggio e pratico e senza pregiudizi, come viene testimoniato nelle righe dedicate a Caruso (da brigante a brigadiere). E tanti e numerosi gli incontri, come quello con Michele Carlucci (anch’egli nato a Ruoti) nella scuola Agraria di Portici.

Solo alcuni accenni di un uomo di azione che sinteticamente riporto nelle parole del discorso funebre a Ruoti da parte dell’on. Vito Reale:“…scompare con il cav. Rocco Buccico una vigorosa quercia che ha redento Monticchio ed un tenace assertore della redenzione del Mezzogiorno”.

Giovanni Tramutoli attraverso lo scritto, se da una parte ha dato risposta a una curiosità della sua giovinezza – sul legame della famiglia Buccico con l’Abbazia di san Michele Arcangelo di Monticchio, rievocando un dipinto, come si legge nelle pagine introduttive- (e in seguito lui stesso farà parte della famiglia Buccico), dall’altro ha contribuito ad aggiungere un nuovo tassello nell’associazione culturale giovanile Recupero tradizioni ruotesi che, nella persona del presidente Felice Faraone, si occupa da anni di recupero e di valorizzazione dei personaggi che hanno dato lustro al paese natio contribuendo a far crescere in meglio le rispettive comunità adottive, come testimonia nelle righe di ringraziamento. 

Il documento-libro inoltre ha trovato accoglienza dal Consiglio regionale della Basilicata che ha contribuito alla realizzazione, con “la finalità di diffondere la conoscenza della nostra regione e delle sue peculiarità ad ogni livello”, come scrive nella prefazione il presidente del consiglio regionale Carmine Cicala. 

Un testo che, a mio avviso andrebbe consegnato nelle mani degli studenti del quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado dell’intera regione, quale contributo alla conoscenza storica del proprio territorio ma anche un modello da proporre (e non solo per gli studenti ma anche per chi fa politica attiva), così come si legge nelle parole di Nitti per l’epigrafe sul basamento della sua tomba: “A Rocco Buccico, sempre energico ed operoso/ cui fu religione il lavoro, merito la probità. Non predicò il lavoro ma ne diede l’esempio/ non proclamò ideali ma li realizzò/non si dolse dell’asprezza della sua terra/ma la trasformò con quaranta anni di sacrifizio. Fu nobile espressione della sua gente/visse e morì come savio/lasciando in retaggio onorato/il risultato del nobile sforzo”.

Nel titolo “Da Ruoti a Monticchio” l’intero itinerario e percorso del protagonista Rocco Buccico narrato dall’autore Giovanni Tramutoli (Pisani Teodosio edizioni) che presenta, nelle 112 pagine avvolte da una copertina che ritrae, sullo sfondo verde, due amici in barca ai laghi di Monticchio: Rocco Buccico e il pittore Francesco Paolo Michetti, e all’interno numerose foto, tra ritratti e documenti, che lo impreziosiscono. 
Tra i numerosi personaggi illustri, protagonisti che hanno contribuito a “fare gli italiani” a partire dal miglioramento delle condizioni di vita socio-economica nella Basilicata post-unitaria, figura Rocco Buccico, nato a Ruoti il 9 gennaio del 1855. A lui dobbiamo quelle “eccellenze enogastronomiche, che oggi vantiamo in Basilicata e provenienti da una zona votata alla silvicoltura ed alla viticoltura quale quella del Vulture”. E’ quanto si legge nella Premessa a cura dell’autore che nella narrazione accompagna il lettore alla scoperta di un uomo incredibile facendo iniziare il percorso nell’anno della nascita del suo protagonista e come in seguito – attraverso una lettura attenta ed approfondita di numerosi documenti e ricerca – sia approdato a ruoli ead attività di prestigio: Direttore tecnico della tenuta forestale di Monticchio, innovatore imprenditore agricolo, amico e consigliere di importanti personalità del tempo, tra cui Francesco Saverio Nitti, Giustino Fortunato ed Emanuele Gianturco.

Una narrazione scorrevole e accattivante che partendo dal protagonista si intreccia nella storia più ampia di quegli anni fatta di personaggi di rilievo, di “ascolto” della gente del posto tra Atella, Rionero e l’intero Vulture ed intrisa di situazioni complesse, e di comunità alle prese con un quotidiano faticoso, povero e da ricostruire, “Buccico non era uomo da perdersi d’animo e subito incominciò a conoscere in prima persona il territorio percorrendolo in lungo ed in largo” scrive l’autore riferendosi alle pagine del Demanio di Monticchio. Uno degli esempi questo che testimonia “la sua non comune preparazione e disponibilità”. Tratti di una personalità che hanno avuto un ruolo di protagonista nel cambiamento di un territoriochiaramente sottolineato nella presentazione a cura di Emilio Nicola Buccico (orgoglioso come tutta la famiglia de “lo zio”) che scrive: “La competenza professionale e la straordinaria trasformazione del territorio nel quale operò, le opere realizzate con una vera e propria resurrezione di Monticchio ed il riconoscimento per la qualità dei prodotti (si pensi solo all’Expo di Milano del 1906) ritagliano un vero e proprio innovatore e costruttore di benessere nel segno della civiltà e del progresso”.

Nelle pagine si legge l’umanità e lo spessore morale di un uomo capace di relazioni autentiche e di solide amicizie. Uomo saggio e pratico e senza pregiudizi, come viene testimoniato nelle righe dedicate a Caruso (da brigante a brigadiere). E tanti e numerosi gli incontri, come quello con Michele Carlucci (anch’egli nato a Ruoti) nella scuola Agraria di Portici.

Solo alcuni accenni di un uomo di azione che sinteticamente riporto nelle parole del discorso funebre a Ruoti da parte dell’on. Vito Reale:“…scompare con il cav. Rocco Buccico una vigorosa quercia che ha redento Monticchio ed un tenace assertore della redenzione del Mezzogiorno”.

Giovanni Tramutoli attraverso lo scritto, se da una parte ha dato risposta a una curiosità della sua giovinezza – sul legame della famiglia Buccico con l’Abbazia di san Michele Arcangelo di Monticchio, rievocando un dipinto, come si legge nelle pagine introduttive- (e in seguito lui stesso farà parte della famiglia Buccico), dall’altro ha contribuito ad aggiungere un nuovo tassello nell’associazione culturale giovanile Recupero tradizioni ruotesi che, nella persona del presidente Felice Faraone, si occupa da anni di recupero e di valorizzazione dei personaggi che hanno dato lustro al paese natio contribuendo a far crescere in meglio le rispettive comunità adottive, come testimonia nelle righe di ringraziamento. 

Il documento-libro inoltre ha trovato accoglienza dal Consiglio regionale della Basilicata che ha contribuito alla realizzazione, con “la finalità di diffondere la conoscenza della nostra regione e delle sue peculiarità ad ogni livello”, come scrive nella prefazione il presidente del consiglio regionale Carmine Cicala. 

Un testo che, a mio avviso andrebbe consegnato nelle mani degli studenti del quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado dell’intera regione, quale contributo alla conoscenza storica del proprio territorio ma anche un modello da proporre (e non solo per gli studenti ma anche per chi fa politica attiva), così come si legge nelle parole di Nitti per l’epigrafe sul basamento della sua tomba: “A Rocco Buccico, sempre energico ed operoso/ cui fu religione il lavoro, merito la probità. Non predicò il lavoro ma ne diede l’esempio/ non proclamò ideali ma li realizzò/non si dolse dell’asprezza della sua terra/ma la trasformò con quaranta anni di sacrifizio. Fu nobile espressione della sua gente/visse e morì come savio/lasciando in retaggio onorato/il risultato del nobile sforzo”.

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