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sabato, 27 Luglio, 2024

“Posseduta dalla vita – Come ho imbrogliato i giorni” il libro d’esordio di Dianella Lasala

Giovedì 20 ottobre al Jazz Club di Potenza, si è tenuta la presentazione del libro d’esordio di Dianella Lasala intitolato “Posseduta dalla vita – Come ho imbrogliato i giorni” Europa Edizioni. Si tratta di un racconto autobiografico, un viaggio emotivo attraverso ricordi, emozioni, sorrisi e lacrime della propria esistenza, che l’hanno portata ad essere la persona che è oggi.

La scrittura diventa lo strumento liberatorio attraverso il quale la protagonista esorcizza ciò che ha vissuto durante i suoi primi 27 anni di vita.

Metaforica anche la copertina del libro, raffigurante la stessa Dianella mentre risale le profondissime dune di Boa Vista (Capo Verde) durante uno dei suoi viaggi in solitaria. Tale immagine esprime ampiamente la voglia di rivalsa, recupero e catarsi dell’autrice.

Il racconto ha una lunga gestazione. Infatti, le prime tre pagine sono state scritte 18 anni fa, subito dopo la scomparsa di sua madre, dopodiché il progetto è stato abbandonato per essere ripreso e portato a compimento qualche mese fa.

La storia di Dianella è il racconto di chi ha vissuto a braccetto con la morte e con il dolore e, nonostante tutto, è riuscita a trovare la via per amare la vita e goderne appieno.

“Non si è mai pronti per la perdita di qualcuno, specie di colei che ti ha messo al mondo.

Elaborare un lutto è un processo sfinente, richiede uno sforzo sovrumano.

Per il legame speciale tra noi, anime simili,

mio padre temette che io potessi compiere un gesto folle.

Si sbagliava, di grosso.

Insieme  allo strazio di vedere mia madre spegnersi giorno dopo giorno,

io avevo imparato proprio da lei ad amare ogni attimo!”

La musica, l’arte, la letteratura, i viaggi e l’amore sono stati il volano verso la libertà e la consapevolezza del potere salvifico della conoscenza. In un andirivieni continuo dalla disperazione all’entusiasmo, la protagonista ci svela il suo proposito: vivere prefiggendosi la felicità di un’anima libera, nata per amare e lanciarsi alla scoperta di avventure totalizzanti.

Centrale è la figura della madre, dalla quale è stata amata tantissimo! Era una donna del Sud (di madre milanese) forte e coraggiosa al di là della malattia, in dialisi, cardiopatica. Ha avuto 23 interventi e quando vi fu la possibilità del trapianto, il suo cuore non poté sostenerlo. Nonostante le sofferenze, cantava e ballava sempre. Soprattutto incoraggiava la figlia ad essere libera, a corrispondersi sempre perché, le ripeteva “Solo essendo autentici si può essere felici”.

E la musica è stata protagonista della serata. Vi è stata infatti, una jam session di musicisti amici dell’autrice. Molto toccanti le interpretazioni di Nura Spinazzola di “Almeno tu nell’universo” (brano amato  dalla madre di Dianella, proprio perché canta la libertà di essere se stessi)  e “Donna”, due perle di Mia Martini.

Altra figura di spicco, seppur oscura, suo padre, un uomo violento in casa, ma all’esterno molto stimato, benvoluto dalla comunità, onesto e leale, con uno spiccato senso del dovere. Valori questi che sono stati trasmessi alla figlia insieme alla passione per la chitarra che le regalò quando lei aveva 11 anni. Da quel momento suo padre divenne il suo più grande fan e la chitarra il mezzo per realizzare il desiderio più imponente dell’autrice: girare il mondo!

Non è mai stato chiaro perché suo padre si scagliasse con tale aggressività verso la sua famiglia. A questa domanda nessuno è mai riuscito a dare risposta, anche perché chiederlo (o addirittura parlarne!) era per tutti un tabù.

Vi è poi, i difficile rapporto con i suoi fratelli maggiori: due sorelle ed un fratello dai quali era lontanissima. Nonostante Dianella fosse la minore infatti, la sua caparbietà e la sua sicurezza tendevano a schiacciare le personalità dei fratelli, a differenza di quali divorava esperienze fuori dalle mura domestiche pur di sopravvivere.

“Non ero disposta ad accettare che le mie sorelle “non vedessero”,

che non si rendessero conto  di quanto le abitudini che avevano interiorizzato

potessero condannarle a una realtà fatta di orizzonti limitati e dipendenza da un uomo,

[…] Come potevano accettare di non esprimere in pieno  le loro potenzialità,

di non avere quella sete di libertà e conoscenza alla quale io costantemente

mi abbeveravo con avidità?”

Già da piccolissima esigeva la dignità dei suoi diritti che venivano violati ed era lontana dal servilismo e dall’accettazione imposti alle figure femminili. Andava avanti coltivando i suoi sogni lontano da quei luoghi che le toglievano l’aria, rifiutandosi di assecondare la volontà del padre su ogni cosa.

L’aver vissuto in un ambiente violento ed in cui dominava l’incomunicabilità ha lasciato strascichi nei protagonisti. Ciò che li ha accomunati però, è stata la capacità di vivere i drammi con grande dignità.

Crescendo, Dianella si libera pian piano della guerra interiore. Senza chiedere mai aiuto, ha trovato in amici, amiche ed amori la strada per costruire relazioni sane in cui potersi confidare, confrontare e, persino, chiedere scusa. Circondarsi di persone migliori di lei l’ha salvata.

Ogni nuovo giorno rappresenta per Dianella l’opportunità di una scoperta ed è proprio in questa direzione che cerca di educare suo figlio, affinché sia libero da pregiudizi e possa cogliere sempre il bello da ogni esperienza vissuta.

La rabbia e la frustrazione hanno lasciato il posto alla serenità, all’equilibrio ed alla pace.

Il “segreto”? Circondarsi di persone che si amano e curare la leggerezza, ossia quel bisogno di non lasciarsi sopraffare soltanto dai dubbi, dalla sofferenza e dalle responsabilità.

Giovedì 20 ottobre al Jazz Club di Potenza, si è tenuta la presentazione del libro d’esordio di Dianella Lasala intitolato “Posseduta dalla vita – Come ho imbrogliato i giorni” Europa Edizioni. Si tratta di un racconto autobiografico, un viaggio emotivo attraverso ricordi, emozioni, sorrisi e lacrime della propria esistenza, che l’hanno portata ad essere la persona che è oggi.

La scrittura diventa lo strumento liberatorio attraverso il quale la protagonista esorcizza ciò che ha vissuto durante i suoi primi 27 anni di vita.

Metaforica anche la copertina del libro, raffigurante la stessa Dianella mentre risale le profondissime dune di Boa Vista (Capo Verde) durante uno dei suoi viaggi in solitaria. Tale immagine esprime ampiamente la voglia di rivalsa, recupero e catarsi dell’autrice.

Il racconto ha una lunga gestazione. Infatti, le prime tre pagine sono state scritte 18 anni fa, subito dopo la scomparsa di sua madre, dopodiché il progetto è stato abbandonato per essere ripreso e portato a compimento qualche mese fa.

La storia di Dianella è il racconto di chi ha vissuto a braccetto con la morte e con il dolore e, nonostante tutto, è riuscita a trovare la via per amare la vita e goderne appieno.

“Non si è mai pronti per la perdita di qualcuno, specie di colei che ti ha messo al mondo.

Elaborare un lutto è un processo sfinente, richiede uno sforzo sovrumano.

Per il legame speciale tra noi, anime simili,

mio padre temette che io potessi compiere un gesto folle.

Si sbagliava, di grosso.

Insieme  allo strazio di vedere mia madre spegnersi giorno dopo giorno,

io avevo imparato proprio da lei ad amare ogni attimo!”

La musica, l’arte, la letteratura, i viaggi e l’amore sono stati il volano verso la libertà e la consapevolezza del potere salvifico della conoscenza. In un andirivieni continuo dalla disperazione all’entusiasmo, la protagonista ci svela il suo proposito: vivere prefiggendosi la felicità di un’anima libera, nata per amare e lanciarsi alla scoperta di avventure totalizzanti.

Centrale è la figura della madre, dalla quale è stata amata tantissimo! Era una donna del Sud (di madre milanese) forte e coraggiosa al di là della malattia, in dialisi, cardiopatica. Ha avuto 23 interventi e quando vi fu la possibilità del trapianto, il suo cuore non poté sostenerlo. Nonostante le sofferenze, cantava e ballava sempre. Soprattutto incoraggiava la figlia ad essere libera, a corrispondersi sempre perché, le ripeteva “Solo essendo autentici si può essere felici”.

E la musica è stata protagonista della serata. Vi è stata infatti, una jam session di musicisti amici dell’autrice. Molto toccanti le interpretazioni di Nura Spinazzola di “Almeno tu nell’universo” (brano amato  dalla madre di Dianella, proprio perché canta la libertà di essere se stessi)  e “Donna”, due perle di Mia Martini.

Altra figura di spicco, seppur oscura, suo padre, un uomo violento in casa, ma all’esterno molto stimato, benvoluto dalla comunità, onesto e leale, con uno spiccato senso del dovere. Valori questi che sono stati trasmessi alla figlia insieme alla passione per la chitarra che le regalò quando lei aveva 11 anni. Da quel momento suo padre divenne il suo più grande fan e la chitarra il mezzo per realizzare il desiderio più imponente dell’autrice: girare il mondo!

Non è mai stato chiaro perché suo padre si scagliasse con tale aggressività verso la sua famiglia. A questa domanda nessuno è mai riuscito a dare risposta, anche perché chiederlo (o addirittura parlarne!) era per tutti un tabù.

Vi è poi, i difficile rapporto con i suoi fratelli maggiori: due sorelle ed un fratello dai quali era lontanissima. Nonostante Dianella fosse la minore infatti, la sua caparbietà e la sua sicurezza tendevano a schiacciare le personalità dei fratelli, a differenza di quali divorava esperienze fuori dalle mura domestiche pur di sopravvivere.

“Non ero disposta ad accettare che le mie sorelle “non vedessero”,

che non si rendessero conto  di quanto le abitudini che avevano interiorizzato

potessero condannarle a una realtà fatta di orizzonti limitati e dipendenza da un uomo,

[…] Come potevano accettare di non esprimere in pieno  le loro potenzialità,

di non avere quella sete di libertà e conoscenza alla quale io costantemente

mi abbeveravo con avidità?”

Già da piccolissima esigeva la dignità dei suoi diritti che venivano violati ed era lontana dal servilismo e dall’accettazione imposti alle figure femminili. Andava avanti coltivando i suoi sogni lontano da quei luoghi che le toglievano l’aria, rifiutandosi di assecondare la volontà del padre su ogni cosa.

L’aver vissuto in un ambiente violento ed in cui dominava l’incomunicabilità ha lasciato strascichi nei protagonisti. Ciò che li ha accomunati però, è stata la capacità di vivere i drammi con grande dignità.

Crescendo, Dianella si libera pian piano della guerra interiore. Senza chiedere mai aiuto, ha trovato in amici, amiche ed amori la strada per costruire relazioni sane in cui potersi confidare, confrontare e, persino, chiedere scusa. Circondarsi di persone migliori di lei l’ha salvata.

Ogni nuovo giorno rappresenta per Dianella l’opportunità di una scoperta ed è proprio in questa direzione che cerca di educare suo figlio, affinché sia libero da pregiudizi e possa cogliere sempre il bello da ogni esperienza vissuta.

La rabbia e la frustrazione hanno lasciato il posto alla serenità, all’equilibrio ed alla pace.

Il “segreto”? Circondarsi di persone che si amano e curare la leggerezza, ossia quel bisogno di non lasciarsi sopraffare soltanto dai dubbi, dalla sofferenza e dalle responsabilità.

1 COMMENTO

  1. Leggendo queste righe ho percepito il bello di quest’incontro e mi dispiace non essere stato presente alla presentazione di questo libro,sicuramente affascinante e allo stesso tempo molto forte e piena di emozioni.

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