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giovedì, 28 Marzo, 2024

La lunga marcia verso una transizione ecologica

All’inizio di questo anno ci eravamo quasi abituati al sopraggiungere di una vera transizione ecologica che avrebbe interessato una parte del pianeta terra, quella più avanzata tecnologicamente  e vocata ad una reale democrazia dei diritti dell’umanità, tanto che il Ministero dell’Ambiente italiano meritoriamente aveva già indossato” l’uniforme ufficiale della transizione ecologica”

Ambientalisti praticanti e società interessata rimanevano in attesa dell’auspicato evento, quasi  nessuno poteva immaginare che l’avvento di una guerra fratricida scatenata dalla Russia avrebbe sconvolto tutti i piani governativi ed equilibri politici internazionali, nonché l’intera umanità.

Il Movimento Azzurro nel celebrare il proprio trentennale di attività ambientalista con un importante convegno tenutosi a Roma presso l’Istituto di cultura, politica e storia della democrazia, intitolato ad Alcide De Gasperi padre della democrazia italiana, il 3 dicembre ultimo scorso aveva messo in avviso i numerosi partecipanti all’evento, dichiarando quanto sia attesa e benvenuta una politica di transizione ecologica nel nostro Paese,  ma nello stesso tempo soffermandosi sulla preoccupazione che una vera transizione da tradizionali politiche di sfruttamento massivo di risorse ambientali ad azioni programmatiche di governo mirate ad un passaggio a nuovi schemi concordati su vasta scala internazionale ed in primis europea, non si attua con il cambio di denominazione del dicastero, ma con decisioni ed azioni in tal senso programmate.

La questione di un cambio di passo dell’intero mondo relativamente allo sfruttamento delle risorse naturali non può essere solo politica ed economica, ma anche e soprattutto etica.

I Pontefici della Chiesa Cattolica negli ultimi decenni a cavallo tra il XX ed il XXI secolo hanno tutti magistralmente  evidenziato la questione indicando la via maestra per la salvaguardia della Terra, casa dell’intera umanità.

Centesimus Annus  – San Giovanni  Paolo II, Caritas in Veritate –  Benedetto XVI, Laudato Sì – Papa Francesco

Attraverso questo percorso, in perfetta evoluzione sinergica, nel 2015 giunge a noi l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato sì” vera rivoluzione culturale e mediatica attraverso la quale il Santo Padre, oltre che indicare ai cattolici la via e i “doveri” per la salvezza del mondo e della umanità, indica qual è la categoria di genere umano che in primo luogo porta la responsabilità di agire per la salvezza del creato e per realizzare le condizioni di una possibile convivenza di tutto il genere umano nella casa comune che è la terra, la quale allo stato attuale si presenta sempre più squilibrata per concentrazioni di 10 presenze nell’ambito dei territori continentali e per l’uso e distribuzione delle risorse comuni. Tutto questo ancor più da quando nella cultura ambientale si è maggiormente affermato un certo ambientalismo, che si è concretizzato in politica di governo per il consolidamento del potere nei Paesi cosiddetti forti. Nel lungo documento Francesco martella incessantemente la politica, già di per sé ammaccata, esangue e sul punto di estinguersi, per rimanere in tema. Cosa che peraltro non desterebbe rimpianto, se non fosse che insieme scomparirebbero libertà e giustizia, collegate organicamente a essa, nell’ambito dello stesso ecosistema: “Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c’è bisogno di costruire leadership che indichino strade… prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno – economico finiscano per distruggere non solo la politica, ma anche la libertà e la giustizia”. Sono dunque i politici, o meglio gli statisti, a risultare la specie più in pericolo, nell’enciclica sulla biodiversità, stretti, e stritolati, dall’alleanza tra economia e tecnologia, che ha generato il mostro, ibrido e ingordo, sterile ma insaziabile della tecno-finanza: “La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei vertici mondiali sull’ambiente. La politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia” Papa Francesco prende le orme del cantico universale Laudato si’ di Francesco d’Assisi, ed esprime un’ode globalizzata, letteralmente. Non solo per la traduzione nelle diverse lingue, ma l’adozione di linguaggi differenziati, spaziando dagli aborigeni australiani, religiosamente attaccati alle loro terre, ai migranti sub sahariani, sradicati e in fuga, dalla guerra e dall’effetto serra. Un tratto forte, ben definito, e molteplicità di personalizzazioni. Un vettore ecologico che riduce la velocità e scala le marce fino ad arrestarsi e arretrare, qualora necessario: “… se in alcuni casi lo sviluppo sostenibile comporterà nuove modalità per crescere, in altri casi, di fronte alla crescita avida e irresponsabile che si è prodotta per molti decenni, occorre pensare pure a rallentare un po’ il passo, a porre alcuni limiti ragionevoli e anche a ritornare indietro prima che sia tardi… Non basta conciliare, 11 in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro”. L’azione responsabile dell’uomo verso un ambientalismo di nuova generazione, che però affonda le radici nella cultura cristiana dei millenni che ci hanno preceduti: l’ambientalismo del fare, secondo il mandato biblico, non secondo il recentissimo “fare” di origine partitica e correntizia che vorrebbe gli ambientalisti, o pseudo tali, piegati alle ragioni del Si alle economie degli affari, delle imprese e dei capitali; L’attenzione dedicata al fenomeno della globalizzazione, che interessa l’umanità, come l’ambiente ed oggi più che mai, constatiamo, l’economia; L’attenzione alla risorsa acqua, per il suo uso e la gestione nel nostro Paese, ma anche e soprattutto come risorsa di vita per la intera umanità; L’attenzione al territorio ed alle foreste, all’assetto idrogeologico ed all’agricoltura, ma anche alle città, all’urbanistica ed all’architettura, alla storia ed alla cultura delle regioni, delle aree e delle popolazioni. Questo, io leggo, è l’impegno nel quale dobbiamo proseguire, perseverando nel migliorane la qualità. Lo dobbiamo a tutti noi impegnati in prima persona, a tutti coloro che hanno fondato e fatto crescere il Movimento Azzurro, grazie a Dio ancora siamo presenti in tanti, consentendoci oggi di avere voce e riconoscimento nella società e nelle istituzioni. Amici del Movimento Azzurro, siamo nella perfetta continuità e coerenza del nostro impegno, dobbiamo ancora costruire base sociale sulla quale edificare consenso e soprattutto nuova testimonianza cristiana.

Rocco Chiriaco, Presidente Nazionale M.A.

All’inizio di questo anno ci eravamo quasi abituati al sopraggiungere di una vera transizione ecologica che avrebbe interessato una parte del pianeta terra, quella più avanzata tecnologicamente  e vocata ad una reale democrazia dei diritti dell’umanità, tanto che il Ministero dell’Ambiente italiano meritoriamente aveva già indossato” l’uniforme ufficiale della transizione ecologica”

Ambientalisti praticanti e società interessata rimanevano in attesa dell’auspicato evento, quasi  nessuno poteva immaginare che l’avvento di una guerra fratricida scatenata dalla Russia avrebbe sconvolto tutti i piani governativi ed equilibri politici internazionali, nonché l’intera umanità.

Il Movimento Azzurro nel celebrare il proprio trentennale di attività ambientalista con un importante convegno tenutosi a Roma presso l’Istituto di cultura, politica e storia della democrazia, intitolato ad Alcide De Gasperi padre della democrazia italiana, il 3 dicembre ultimo scorso aveva messo in avviso i numerosi partecipanti all’evento, dichiarando quanto sia attesa e benvenuta una politica di transizione ecologica nel nostro Paese,  ma nello stesso tempo soffermandosi sulla preoccupazione che una vera transizione da tradizionali politiche di sfruttamento massivo di risorse ambientali ad azioni programmatiche di governo mirate ad un passaggio a nuovi schemi concordati su vasta scala internazionale ed in primis europea, non si attua con il cambio di denominazione del dicastero, ma con decisioni ed azioni in tal senso programmate.

La questione di un cambio di passo dell’intero mondo relativamente allo sfruttamento delle risorse naturali non può essere solo politica ed economica, ma anche e soprattutto etica.

I Pontefici della Chiesa Cattolica negli ultimi decenni a cavallo tra il XX ed il XXI secolo hanno tutti magistralmente  evidenziato la questione indicando la via maestra per la salvaguardia della Terra, casa dell’intera umanità.

Centesimus Annus  – San Giovanni  Paolo II, Caritas in Veritate –  Benedetto XVI, Laudato Sì – Papa Francesco

Attraverso questo percorso, in perfetta evoluzione sinergica, nel 2015 giunge a noi l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato sì” vera rivoluzione culturale e mediatica attraverso la quale il Santo Padre, oltre che indicare ai cattolici la via e i “doveri” per la salvezza del mondo e della umanità, indica qual è la categoria di genere umano che in primo luogo porta la responsabilità di agire per la salvezza del creato e per realizzare le condizioni di una possibile convivenza di tutto il genere umano nella casa comune che è la terra, la quale allo stato attuale si presenta sempre più squilibrata per concentrazioni di 10 presenze nell’ambito dei territori continentali e per l’uso e distribuzione delle risorse comuni. Tutto questo ancor più da quando nella cultura ambientale si è maggiormente affermato un certo ambientalismo, che si è concretizzato in politica di governo per il consolidamento del potere nei Paesi cosiddetti forti. Nel lungo documento Francesco martella incessantemente la politica, già di per sé ammaccata, esangue e sul punto di estinguersi, per rimanere in tema. Cosa che peraltro non desterebbe rimpianto, se non fosse che insieme scomparirebbero libertà e giustizia, collegate organicamente a essa, nell’ambito dello stesso ecosistema: “Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c’è bisogno di costruire leadership che indichino strade… prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno – economico finiscano per distruggere non solo la politica, ma anche la libertà e la giustizia”. Sono dunque i politici, o meglio gli statisti, a risultare la specie più in pericolo, nell’enciclica sulla biodiversità, stretti, e stritolati, dall’alleanza tra economia e tecnologia, che ha generato il mostro, ibrido e ingordo, sterile ma insaziabile della tecno-finanza: “La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei vertici mondiali sull’ambiente. La politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia” Papa Francesco prende le orme del cantico universale Laudato si’ di Francesco d’Assisi, ed esprime un’ode globalizzata, letteralmente. Non solo per la traduzione nelle diverse lingue, ma l’adozione di linguaggi differenziati, spaziando dagli aborigeni australiani, religiosamente attaccati alle loro terre, ai migranti sub sahariani, sradicati e in fuga, dalla guerra e dall’effetto serra. Un tratto forte, ben definito, e molteplicità di personalizzazioni. Un vettore ecologico che riduce la velocità e scala le marce fino ad arrestarsi e arretrare, qualora necessario: “… se in alcuni casi lo sviluppo sostenibile comporterà nuove modalità per crescere, in altri casi, di fronte alla crescita avida e irresponsabile che si è prodotta per molti decenni, occorre pensare pure a rallentare un po’ il passo, a porre alcuni limiti ragionevoli e anche a ritornare indietro prima che sia tardi… Non basta conciliare, 11 in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro”. L’azione responsabile dell’uomo verso un ambientalismo di nuova generazione, che però affonda le radici nella cultura cristiana dei millenni che ci hanno preceduti: l’ambientalismo del fare, secondo il mandato biblico, non secondo il recentissimo “fare” di origine partitica e correntizia che vorrebbe gli ambientalisti, o pseudo tali, piegati alle ragioni del Si alle economie degli affari, delle imprese e dei capitali; L’attenzione dedicata al fenomeno della globalizzazione, che interessa l’umanità, come l’ambiente ed oggi più che mai, constatiamo, l’economia; L’attenzione alla risorsa acqua, per il suo uso e la gestione nel nostro Paese, ma anche e soprattutto come risorsa di vita per la intera umanità; L’attenzione al territorio ed alle foreste, all’assetto idrogeologico ed all’agricoltura, ma anche alle città, all’urbanistica ed all’architettura, alla storia ed alla cultura delle regioni, delle aree e delle popolazioni. Questo, io leggo, è l’impegno nel quale dobbiamo proseguire, perseverando nel migliorane la qualità. Lo dobbiamo a tutti noi impegnati in prima persona, a tutti coloro che hanno fondato e fatto crescere il Movimento Azzurro, grazie a Dio ancora siamo presenti in tanti, consentendoci oggi di avere voce e riconoscimento nella società e nelle istituzioni. Amici del Movimento Azzurro, siamo nella perfetta continuità e coerenza del nostro impegno, dobbiamo ancora costruire base sociale sulla quale edificare consenso e soprattutto nuova testimonianza cristiana.

Rocco Chiriaco, Presidente Nazionale M.A.

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