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mercoledì, 4 Dicembre, 2024

Fenomenologia del pranzo fisso

A quanti di voi è capitato di parlare con conoscenti e amici e scoprire che i loro genitori non hanno mai cucinato servendosi di menu fissi? A me tantissime. Quando mi sono trasferito a Napoli parlai con una persona che mi disse:” Sai che oggi mangio pasta al pesto?” Era lunedì. Io rimasi basito. Le mie certezze andarono completamente in frantumi. Non le perdonerò mai di avermi fatto scoprire l’esistenza di un cibo al di fuori del menu quotidiano. Avrei voluto risponderle: “Ma il lunedì si mangiano i legumi” con la voce strozzata dalla delusione di chi finalmente ha capito che anche in cucina esistono degli schemi, delle griglie, dei fili invisibili di cui non puoi accorgerti fin quando qualcuno non ti sveglia. Dopo l’ignara scoperta, ho deciso di condurre un’indagine alimentare per capire se il mio menu fosse compatibile con quello delle altre famiglie ruotesi, e a quanto pare, audite audite, è lo stesso. Una scoperta da far rabbrividire le ricerche sulla molecola dell’antimateria. Perché almeno fino a quando resti in un posto, credi che le tue abitudini (alimentari) siano soltanto tue, poi ti accorgi che almeno una volta nella vita tutti quanti si sono lamentati del fatto che a tavola ci fossero sempre le stesse cose.

Qui di seguito vi riporto il menu fisso (del pranzo ovviamente, la cena non conta tanto):

LUNEDÌ

legumi di qualsiasi tipo, lenticchie o fagioli o ceci, basta che sia triste

variabile triste, può essere qualsiasi cosa/ polpette

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

MARTEDÌ

pasta asciutta (al sugo) con formaggio, ma anche no

carne, qualsiasi tipo di carne

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

MERCOLEDÌ

a scelta (è il giorno del pesce, la pasta non la considera nessuno)

pesce, sogliole, o altro, basta che sia pesce

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

GIOVEDÌ

 pasta asciutta (al sugo) con formaggio, ma anche no

carne, qualsiasi tipo di carne

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

VENERDÌ

a scelta (è il giorno del pesce, la pasta non la considera nessuno)

pesce, sogliole, o altro, basta che sia pesce

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

SABATO

tortellini in brodo, in ogni caso basta che sia brodo

carne/frittata/polpette

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

DOMENICA

lasagne o pasta al forno, che non sono la stessa cosa

carne al sugo o non al sugo, ma di solito è al sugo

patate rigorosamente al forno con insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

Dolci di Peppe/ Via Roma

Spumante a caso

Caffè

Altro caffè dopo cinque minuti nei bar (a ognuno il suo)

p.s al posto dell’insalata ci sono le melanzane, le zucchine, i peperoni (che di solito si accompagnano alla frittata), insomma, ciò che uno desidera (cit.)

Se notate, esistono delle affinità tra i vari giorni: il lunedì e il sabato, il martedì e il giovedì e infine il mercoledì e il venerdì. La domenica chiaramente non si conta. Tutto il nostro cibo e la sua distribuzione quotidiana sulle nostre tavole dipende dal livello di cattolicesimo insito nelle radici delle famiglie.

Livello base: menu non rispettato, è possibile che il mercoledì possa scappare anche un petto di pollo.

Livello medio: si rispetta, ma è possibile che un giorno un membro della famiglia si svegli con qualche rotella fuori posto e cucini la carbonara al posto della pasta asciutta. Sacrilegio.

Livello pro: si rispetta così tanto che se un venerdì per sbaglio o per dimenticanza o perché non vuoi il pesce, mangi la carne, ti faranno sentire così tanto in colpa che fare una rapina alla Zecca dello Stato dopotutto non è così grave.

Come mai mercoledì e venerdì non mangiamo carne? È un dato di fatto: perché si rifanno ai giorni della quaresima. Nello specifico: il mercoledì delle ceneri, in cui è proibito mangiare carne, e tutti i venerdì del periodo pasquale fino al venerdì della Passione. E il martedì? È il riflesso del martedì grasso, giorno di Carnevale in cui ci abbuffiamo di carne. La domenica invece è giorno di festa, quindi dolci, spumante e quantità sproporzionate di pasta al forno. Pensate crescere per 18 anni con lo stesso menu e pensare che non ci sia niente al di fuori di questo. Assaggiando la pasta al pesto o la carbonara o la cacio e pepe  ti sembrerà di respirare la stessa aria di Cracco. Ma che figata (sì, figata) sapere che tutto ha un senso? Ora che mangio a pranzo crostini con i pomodorini e Philadelphia (probabilmente una reazione psicologica alla stabilità dei menu), un po’ mi manca svegliarmi il lunedì e sapere che oltre alla tristezza di ricominciare una settimana di scuola avrei dovuto anche ingerire i fagioli scotti, perché le disgrazie non vengono mai sole. O il sabato, che non sai che cucinare allora nel menu ci piazzi il brodo che per noi del Sud è un po’ quello che ti mangi quando non stai bene, o per depurarti o per riscaldarti: il sabato ci si depura per il pranzo della domenica, che come disse Teresa Mannino, per noi meridionali è paragonabile al weekend dei milanesi, perché dura due giorni, uno per mangiare, l’altro per digerire. È per questo che, crescendo, odiamo le sorprese, non ci piacciono gli imprevisti e preferiamo frequentare sempre le solite quattro persone: tutta colpa dei menu fissi.

A quanti di voi è capitato di parlare con conoscenti e amici e scoprire che i loro genitori non hanno mai cucinato servendosi di menu fissi? A me tantissime. Quando mi sono trasferito a Napoli parlai con una persona che mi disse:” Sai che oggi mangio pasta al pesto?” Era lunedì. Io rimasi basito. Le mie certezze andarono completamente in frantumi. Non le perdonerò mai di avermi fatto scoprire l’esistenza di un cibo al di fuori del menu quotidiano. Avrei voluto risponderle: “Ma il lunedì si mangiano i legumi” con la voce strozzata dalla delusione di chi finalmente ha capito che anche in cucina esistono degli schemi, delle griglie, dei fili invisibili di cui non puoi accorgerti fin quando qualcuno non ti sveglia. Dopo l’ignara scoperta, ho deciso di condurre un’indagine alimentare per capire se il mio menu fosse compatibile con quello delle altre famiglie ruotesi, e a quanto pare, audite audite, è lo stesso. Una scoperta da far rabbrividire le ricerche sulla molecola dell’antimateria. Perché almeno fino a quando resti in un posto, credi che le tue abitudini (alimentari) siano soltanto tue, poi ti accorgi che almeno una volta nella vita tutti quanti si sono lamentati del fatto che a tavola ci fossero sempre le stesse cose.

Qui di seguito vi riporto il menu fisso (del pranzo ovviamente, la cena non conta tanto):

LUNEDÌ

legumi di qualsiasi tipo, lenticchie o fagioli o ceci, basta che sia triste

variabile triste, può essere qualsiasi cosa/ polpette

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

MARTEDÌ

pasta asciutta (al sugo) con formaggio, ma anche no

carne, qualsiasi tipo di carne

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

MERCOLEDÌ

a scelta (è il giorno del pesce, la pasta non la considera nessuno)

pesce, sogliole, o altro, basta che sia pesce

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

GIOVEDÌ

 pasta asciutta (al sugo) con formaggio, ma anche no

carne, qualsiasi tipo di carne

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

VENERDÌ

a scelta (è il giorno del pesce, la pasta non la considera nessuno)

pesce, sogliole, o altro, basta che sia pesce

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

SABATO

tortellini in brodo, in ogni caso basta che sia brodo

carne/frittata/polpette

insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

DOMENICA

lasagne o pasta al forno, che non sono la stessa cosa

carne al sugo o non al sugo, ma di solito è al sugo

patate rigorosamente al forno con insalata accompagnata da 2 kg di pane

frutta di stagione

Dolci di Peppe/ Via Roma

Spumante a caso

Caffè

Altro caffè dopo cinque minuti nei bar (a ognuno il suo)

p.s al posto dell’insalata ci sono le melanzane, le zucchine, i peperoni (che di solito si accompagnano alla frittata), insomma, ciò che uno desidera (cit.)

Se notate, esistono delle affinità tra i vari giorni: il lunedì e il sabato, il martedì e il giovedì e infine il mercoledì e il venerdì. La domenica chiaramente non si conta. Tutto il nostro cibo e la sua distribuzione quotidiana sulle nostre tavole dipende dal livello di cattolicesimo insito nelle radici delle famiglie.

Livello base: menu non rispettato, è possibile che il mercoledì possa scappare anche un petto di pollo.

Livello medio: si rispetta, ma è possibile che un giorno un membro della famiglia si svegli con qualche rotella fuori posto e cucini la carbonara al posto della pasta asciutta. Sacrilegio.

Livello pro: si rispetta così tanto che se un venerdì per sbaglio o per dimenticanza o perché non vuoi il pesce, mangi la carne, ti faranno sentire così tanto in colpa che fare una rapina alla Zecca dello Stato dopotutto non è così grave.

Come mai mercoledì e venerdì non mangiamo carne? È un dato di fatto: perché si rifanno ai giorni della quaresima. Nello specifico: il mercoledì delle ceneri, in cui è proibito mangiare carne, e tutti i venerdì del periodo pasquale fino al venerdì della Passione. E il martedì? È il riflesso del martedì grasso, giorno di Carnevale in cui ci abbuffiamo di carne. La domenica invece è giorno di festa, quindi dolci, spumante e quantità sproporzionate di pasta al forno. Pensate crescere per 18 anni con lo stesso menu e pensare che non ci sia niente al di fuori di questo. Assaggiando la pasta al pesto o la carbonara o la cacio e pepe  ti sembrerà di respirare la stessa aria di Cracco. Ma che figata (sì, figata) sapere che tutto ha un senso? Ora che mangio a pranzo crostini con i pomodorini e Philadelphia (probabilmente una reazione psicologica alla stabilità dei menu), un po’ mi manca svegliarmi il lunedì e sapere che oltre alla tristezza di ricominciare una settimana di scuola avrei dovuto anche ingerire i fagioli scotti, perché le disgrazie non vengono mai sole. O il sabato, che non sai che cucinare allora nel menu ci piazzi il brodo che per noi del Sud è un po’ quello che ti mangi quando non stai bene, o per depurarti o per riscaldarti: il sabato ci si depura per il pranzo della domenica, che come disse Teresa Mannino, per noi meridionali è paragonabile al weekend dei milanesi, perché dura due giorni, uno per mangiare, l’altro per digerire. È per questo che, crescendo, odiamo le sorprese, non ci piacciono gli imprevisti e preferiamo frequentare sempre le solite quattro persone: tutta colpa dei menu fissi.

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